#26 – ETF a distribuzione o ad accumulazione?

Questo post nasce da una discussione nei commenti del post precedente, in cui l’utente Wintermute (grazie!), oltre a segnalarmi un errore abbastanza grossolano sui bond (ora corretto), questionava la mia seguente affermazione riguardo la scelta tra un ETF ad accumulazione ed uno a distribuzione:

Non ho studiato l’impatto fiscale per capire precisamente quale delle due opzioni sia meglio, ma il sospetto è che sia abbastanza irrilevante: tra due fondi uguali, uno “acc” e l’altro “distr”, scegliete quello coi costi di gestione minori.

Questo un estratto del suo commento:

I fondi ad accumulazione sono fiscalmente più efficienti di quelli a distribuzione per un residente fiscale italiano, non ci sono molti dubbi.
Il motivo è che ogni volta che l’investitore incassa il dividendo è obbligato a pagare le tasse (non si possono neppure compensare con le minus) quindi anche se li reinvestisse subito sarebbe sempre in difetto rispetto ad un fondo ad accumulazione che è lordista e non paga una cippa lippa.
Da notare che la aliquota fiscale sui dividendi è al 26% in Italia, uguale a quella sulle plusvalenze, l’unica differenza è che uno le plusvalenze le ha solo quando vende (se in guadagno ovviamente) mentre i dividendi te li tassano appena li incassi.

Mi sono detto che dovevo assolutamente informarmi meglio.

Cercando sui forum di finanza italiani (poco approfonditamente, ora mi sono iscritto e cerco la verità chiedendo ad utenti che hanno più esperienza di sistema Italia), le diverse opinioni espresse non portano a nulla di veramente definitivo, ed una ricerca su Google non ha dato alcun frutto (in compenso però ho scoperto un sacco di siti truffa che promettono mari e monti. Un reminder che lo stato dei siti di Personal Finance in Italia è davvero desolante), perciò mi sono detto che l’unica soluzione era farsi i calcoli da sé.

Specifichiamo anzitutto una cosa: quale dei due sia più efficiente dipende moltissimo dalla fiscalità in vigore nel paese in cui investite.

In America, ad esempio, non c’è nessun vantaggio, ed infatti gli ETF ad accumulazione sono quasi inesistenti.

Questo articolo vale quindi solo per un investitore residente in Italia: se siete altrove le cose potrebbero essere drammaticamente diverse.

 

Le differenze fiscali. 

In Italia lo stato non fa alcuna differenza tra i diversi tipi di rendite finanziarie, ed al netto di un paio di aliquote agevolate su prodotti che in questo momento non dovreste acquistare (tipo i titoli di stato italiani), tassa tutto al 26%.

Quindi sia dividendi che Capital Gain da vendita di azioni (che siano di breve o lungo periodo) sono tutti tassati al 26%, al momento del realizzo.

Per questioni oscure però, se il fondo/ETF è ad accumulazione (cioè non distribuisce i dividendi ma li tiene al suo interno), questi non vengono tassati subito, ma solo al momento della vendita (come diceva giustamente Wintermute nel suo commento).

La cosa non ha alcun senso logico, ma ho il sospetto che chi ha scritto queste norme sia un mezzo analfabeta finanziario, quindi così è, e basta.

 

La tesi generalmente accettata. 

La logica di chi suggerisce un ETF ad accumulazione è (semplificando) la seguente:

A parità di altre condizioni, se un ETF accumula dividendi lordi (quindi senza tasse), nel lungo periodo l’implacabile forza delle piccole percentuali fa una grossa differenza rispetto ad un ETF che paga subito le tasse sui dividendi. 

Questa riflessione è certamente sensata, ma mi vengono in mente tre possibili obiezioni in proposito:

  1. “A parità di altre condizioni” è un postulato che deve trovare conferma nei fatti. Di solito, per fare un esempio, per quel che ho visto nessun ETF ad accumulazione ha un TER basso quanto quelli di Vanguard (che sono tutti a distribuzione).
    Anche questo ha un impatto.
  2. I calcoli si devono fare sul valore di realizzo di un investimento: l’ETF ad accumulazione non paga subito il 26% sui dividendi, ma quando poi vado a venderlo le tasse le pagherò comunque.
    Quello a distribuzione, invece, paga il 26% subito, ma non poi.
    Il vantaggio dell’ETF ad accumulazione sta quindi “solo” nel differimento di questo pagamento e nel conseguente compounding più vantaggioso.
  3. In caso di differenze di valori di realizzo sostanzialmente irrilevanti, avrei una personale preferenza per gli ETF a distribuzione, perché un dividendo erogato in denaro posso decidere se reinvestirlo, aumentando una tantum la somma dedicata ai miei investimenti automatici, o tenerlo come “reddito”, mentre per generare reddito da un ETF ad accumulazione dovrei per forza venderne una parte (con conseguenti costi di transazione).

 

Facciamo i conti. 

Sono quindi andato a cercare due ETF azionari Europa, su cui fare un confronto.

Per quelli a distribuzione, considero il già citato Vanguard Europa (l’ETF che uso io, con un TER dello 0,12%), mentre per quelli ad accumulazione ho utilizzato un prodotto di Blackrock (iShares), con un TER dello 0,33% (il meno caro che ho trovato).

Ho considerato un investimento iniziale di 2400€, e successivi investimenti annuali di pari importo.

Per quanto riguarda i rendimenti, ho stimato un 3% annuo di dividendi (che è più o meno il rendimento attuale), ed un 2% di apprezzamento (cioè aumento del valore delle azioni).

Ho anche assunto che i dividendi dell’ETF a distribuzione vengano reinvestiti ogni anno.

status

In fondo a questo post potete comunque trovare il FILE EXCEL, con cui testare varie combinazioni a vostro piacimento.

Una rapida spiegazione delle varie colonne:

  • Valore totale rappresenta il valore nominale dell’investimento, prima di essere venduto.
  • Dividendo è il valore del dividendo distribuito per l’anno in corso (ovviamente questa colonna c’è solo per l’ETF a distribuzione).
  • Costo totale è la base di costo dalla quale si calcolerà poi il Capital Gain ai fini fiscali. È più alta per l’ETF a distribuzione perché c’è il reinvestimento del dividendo che avviene dopo la sua distribuzione.
  • Spese Annue Gestione è semplicemente il costo ottenuto calcolando: TER x Valore Totale.
  • Il Valore di Realizzo (che è quello che ci interessa comparare) si ottiene sottraendo le tasse (pari al 26% del Capital Gain, ossia Valore – Costo) dal valore totale.

 

  • Realizzo = Valore Totale – ((Valore Totale – Costo Totale) x 0,26) 

 

Ecco il risultato:

rendim-2-dividendo-3

Per i primi anni, conviene l’ETF a distribuzione, mentre su orizzonti molto lunghi (nella tabella non si vede, ma dai 23 anni in su, in questo caso) conviene invece quello ad accumulazione.

Questo avviene per una questione semplice: affinché il vantaggio di differire le tasse pesi di più delle maggiori spese di gestione serve parecchio tempo.

Quanto tempo, precisamente, dipende dagli altri fattori.

Vediamo cosa succede portando il rendimento al 5%, uno scenario assolutamente plausibile, mantenendo i dividendi al livello attuale:

rend-5-div-3
Qui il sorpasso dell’ETF ad accumulazione avviene prima, al tredicesimo anno.

Rendimenti al 10%, uno scenario non probabile ma certo non impossibile, in particolar modo se l’inflazione tornasse a livelli più alti:

rend-10-div-3

L’ETF ad accumulazione vince in questo caso al settimo anno.

Cosa succederebbe invece se calassero i dividendi? Sul mercato USA sono circa il 2%, per cui non si tratta di uno scenario impossibile.

Rendimento 2%, dividendo 2%:

rend-2-div-2

Uh.

Dopo quarant’anni ha ancora un valore di realizzo più alto l’ETF a distribuzione.

Rendimento al 5%, dividendo al 2%:

rend-5-div-2

Vince l’ETF a distribuzione per i primi 22 anni.

Rendimento al 10%, dividendo al 2%?

rend-10-div-2

Vince l’ETF a distribuzione per i primi 12 anni.

Non considero cosa succederebbe con dividendi al 4% perché mi pare uno scenario molto poco realistico.

Conclusioni. 

  • Senza aver fatto i calcoli, intuitivamente ci avevo preso su una cosa: le differenze sono abbastanza marginali.
  • Nel breve periodo (5 o meno anni), conviene di poco l’ETF a distribuzione praticamente nella totalità degli scenari plausibili.
  • Nel lunghissimo periodo conviene di poco l’ETF ad accumulazione.
  • Se i dividendi delle azioni europee dovessero assestarsi sui livelli di quelle USA o dei paesi emergenti, converrebbe quasi sempre l’ETF a distribuzione.

Non sarà quindi la scelta di un prodotto ad accumulazione o a distribuzione a decretare il vostro successo o meno come investitore.

Le differenze sono così piccole in questo caso che sono ben altri i fattori su cui mi focalizzerei.

Non farsi prendere dal panico, non cambiare strategia di frequente, eliminare l’uso della macchina, tenere traccia delle spese o addirittura comprarsi un tagliacapelli sono cose molto più importanti.

 

File Excel Per Farvi I Calcoli Da Soli

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52 thoughts on “#26 – ETF a distribuzione o ad accumulazione?

  1. Bellissimo post, grazie per questa dettagliatissima analisi!

    Voglio aggiungere che nel caso di ETF che investono in azioni USA i dividendi vengono comunque tassati dal IRS americano con una witholding tax del 15%(se compili il form W8-BEN) o del 30% (senza form).

    in tal caso e’ meglio investire in Distributing, visto che – almeno in Svizzera – quel 15% e’ recuperabile tramite form DA-1. Nel caso di Accumulating ETF non sei tu persona fisica a subire la withholding tax, ma il fondo stesso. quindi paghi due volte le tasse sui dividendi.

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  2. Ciao,
    l’analisi è interessante, però se lo scenario è quello di reinvestire i dividendi, dopo la tassazione sono ridotti del 26% e poi quando andrò a realizzare il tutto alla fine del periodo, sul valore di realizzo (prezzo ace-prezzo vendita) ci pagherò comunque un altro 26%.
    Se rifaccio i conti, salvo errori, in questa situazioni investendo tutto il capitale subito, senza PAC (caso più favorevole all’accumulo), diciamo 100.000, dopo 10 anni la differenza al lordo della tassazione (che tanto sarà la stessa per entrambi) è di circa 11.000€ che non sono proprio pochi…
    Se poi conti che oggi ci sono alcuni fondi iShare che si differiscono dei fratelli della Vanguard di poco e niente, la convenienza dell’accumulo diventa ancora più evidente (Vanguard FTSE Developed World UCITS ETF 0,18% vs iShares Core MSCI World UCITS ETF 0.20%)

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  3. Se ho capito bene, lei suppone che il ETF che distribuisce il dividendo, reinvesta il Dividendo ogni anno nel ETF. Come è il risultato se il Dividendo non viene reinvestita?

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    1. Sarebbe un po’ come comparare mele con pere.
      🙂
      A parte gli scherzi, se non si reinveste il dividendo bisognerebbe fare il paragone con un etf ad accumulo che però vende un pezzettino (equivalente al dividendo), ma a quel punto sarebbe uguale

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  4. Ciao Andrea, sto leggendo in questi giorni il tuo blog. Complimenti per l’iniziativa e la chiarezza espositiva. Su questo post avrei una domanda. Mi chiedevo se non ci siano altri “costi” indiretti (oltre al 26% di tasse sui dividendi) che fanno lievitare il reddito a fine anno. Un po’ come avere la casa di proprietà (anche se te la regalassero) ha un costo indiretto perchè fa aumentare il patrimonio. Quindi, per un famiglia di reddito medio che magari ottiene alcune agevolazione fiscali o di altro tipo (per es. tasse universitarie pagate in funzione del reddito, accesso ai nidi comunali…), magari è più conveniente un fondo ETF ad accumulazione, per cui si pagheranno le tasse sui dividenti soltanto nell’anno in cui si vende. Sei d’accordo con quest’analisi?

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    1. Si, c’è l’imposta di bollo dello 0.2%, annuale.
      CheBanca però ha una promozione da anni per la quale te la rimborsano per il primo anno, su tutti i nuovi titoli/fondi che porti.
      Ho sentito la mia consulente e mi diceva che dovrebbero rinnovarla anche per il 2018

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  5. La dico “sporca” con prima un distinguo:
    Etf distribuito, che diligentemente viene da noi reinvestito, paga le tasse due volte, alla prima distribuzione e alla sua progenie. Non è quindi meglio un Etf accumulo dove quel 26% di tasse lo si paga solo una volta e non va ad intaccare i rendimenti sui rendimenti? Per di più, e qui la parte sporca, se prima di liquidare tutto il fondo per pensionarsi… Ci si trasferisce in Brasile/Thailandia/canarie o paese a fiscalità agevolata…non si guadagna un mastodontico 26% su tutto l’investimento? Guadagno capitale + dividendi.
    Che ne dici/dite?

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    1. Oddio, sembra un po troppo facile… Altrimenti tutti andrebbero in pensionamento anticipato (leggi vacanza) per un anno alle Canarie per liquidare il fondo.

      Ndo sta l’inghippo? 😃

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      1. Il cambio di residenza viene “accettato” solo se nell’anno fiscale di riferimento si sono trascorsi non meno di 6 mesi e un giorno nel paese estero, come ben sanno gli sportivi italiani. La plusvalenza viene tassata nel momento in cui si realizza. Ovvio: prima ottenere il riconoscimento della nuova residenza fiscale e poi liquidare. Dai che ho trovata la gabola salva tutti ^bravo io^

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      2. ✋Cinque alto ✋ per te Algida.

        Quindi pensionamento anticipato, 6 mesi di vacanza alle Canarie e via alla liquidazione! Fantastico. C’è solo da vedere se i 6 mesi di °vacanza forzata° sono meno del 26% del patrimonio che si salva dalle tasse… altrementi il gioco non val la candela.

        Algida, puoi linkare il sito dove hai trovato queste info?

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  6. Per essere più precisi però: il fisco italiano pretende la sua quota sia dai redditi esteri, se avuti da residenti in Italia, che da residenti esteri se il reddito è conseguito in Italia. Quindi un americano che compra casa in Italia e la rivende paga le tasse su quella vendita. Un residente in Italia che ha una casa in America e dalla quale prende un affitto, che te lo dico a fare, quel affitto fa reddito per il fisco. C’è da vedere se, per rimanere nella fattispecie illustrata da Andrea di FINECO, pur essendo il fondo straniero, passando da operatore italiano lo si considera come reddito generato in Italia e quindi tassato anche ai residenti all’estero

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    1. Bisognerebbe prima trasferire i titoli/fondi nel nuovo paese di residenza.
      Si può certamente fare con le azioni (l’ho fatto io quando sono rientrato in Italia), immagino sia fattibile anche con gli ETF, sempre che siano disponibili nel “nuovo” paese di residenza.

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      1. OFF TOPIC
        Tu Andrea hai contattato qualuno che ti ha aiutato con le tasse e il rientro dei fondi quando sei tornato in italia? Io sono in una situazione simile, magari mi sai indicare qualuno in particolare

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      2. Se sei in Europa puoi fare un trasferimento titoli, è previsto.
        Se sei fuori Europa il mio consiglio è di, appena stai per tornare, vendere tutto, pagare le tasse nel paese di origine, spostare i soldi e ricomprare in Italia.
        Così la situazione è pulita.
        Questo assumendo ovviamente che tu fossi all’estero in piena regola (iscritto aire, da cui devi cancellarti quando stai per rientrare)

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  7. Ciao, sempre complimenti per il blog, che trovo spettacolare per le info che fornisce.

    Giusto qualche considerazione e domande varie:
    1) nel sito linkato di IShares L’ETF ad accumulazione (IE00B4K48X80) è indicato con un TER di 0,12… o mi sto sbagliando io? Sai se è possibile comprarlo con Fineco?

    2) Ho fatto due calcoli col foglio excel che hai linkato (simulazione con 5% rendimento e il resto identico). In particolare volevo vedere quanto effettivamente i 2 valori di realizzo differissero in percentuale di anno in anno, al di là del loro valore assoluto. Ovviamente la sostanza non cambia, ma cosi mi sono reso meglio conto che per i primi 10 anni circa l’ETF a distribuzione è effettivamente più remunerativo ma percentualmente differisce circa 0.1-0.2% rispetto ad etf ad accumulo.
    Superati i 10 anni circa, diventa sempre più conveniente quello a distribuzione come facevi notare tu, e anche con percentuali considerevolmente maggiori e fino al 7% a 40 anni. Le differenze tra i due rimangono in ogni caso poco importanti in termini assoluti.

    3) Per scrupolo ho valutato anche il caso che l’ETF ad accumulo abbia effettivamente TER 0.12 e rendimento 5%. Ovviamente in questo caso non ci sarebbe storia, quello ad accumulo prevarrebbe sempre. Con orizzonte 30 anni la differenza nel valore di realizzo è circa 10 mila euro, che non sono pochi.

    Concludo ringraziandoti per il tempo che dedichi al blog, spero di imparare sempre di più.
    Ciao!

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    1. Può darsi in effetti che abbiano cambiato il TER da quando ho scritto l’articolo.
      La versione TL;DR di questo post è: a parità di tutti gli altri fattori, conviene l’accumulazione, ma il vantaggio è piccolo e se la distribuzione aiuta un miglior comportamento allora scegliete quella.

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  8. Sono totalmente inesperto ma grazie a questo blog sto cominciando a farmi un’idea.
    Complimenti per la chiarezza espositiva, veramente illuminante.
    Non riesco a capire bene come calcolare i costi e i rendimenti di un fondo “chiavi in mano”

    nel file excel non bisognerebbe calcolare anche i costi di transazione e i costi fissi del conto?

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    1. Non capisco, che intendi per “fondo chiavi in mano?”
      Nel file non metto i costi di transazione ne quelli del conto perché sono uguali per i due etf confrontati.
      l’obiettivo non è calcolare il rendimento “esatto”, ma confrontare ACC e DIST.
      Inoltre se nel 2018 hai ancora un conto con spese fisse devi guardarti attorno 🙂

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      1. Per il conto a costi fissi, hai ragione, forse non è il post migliore dove discuterne, ma dove potrei trovare maggiori informazioni? ammetto di essere molto ignorante! per il fondo “chiavi in mano” vorrei riuscire a stimare l’utile netto (dopo le tasse) di un fondo, quindi calcolandone tutti gli utili e tutte le spese.
        Mi sembra di aver capito che utilizzando Fineco hai un costo di 2.95€ a transazione, quindi bisogna inserire anche questi costi in una possibile analisi.
        Naturalmente il post era incentrato su ben altro ed è stato molto esauriente, mi piacerebbe solo capire di più! ti ringrazio!

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  9. Ciao Andrea. Scusa l’ignoranza: vuol dire che es tra 20 anni, quando riscuoto l’investimento, dovrò pagare il 26% sul totale?

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  10. Ciao Andrea,
    volevo farti una domanda: negli ETF a distribuzione, nel momento in cui decido di reinvestire i dividendi sto “semplicemente” aumentando la mia quota in quel fondo giusto? E questa operazione che di volta in volta decido di fare non ha un costo?

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  11. Sembra troppo bello per essere vero…. ed infatti purtroppo non lo è. Ho fatto un backtest con dati reali tra il vanguard ftse all world, distribuzione, ter 0,25%, e ishares msci acwi, accumulo, ter 0,40%: già in 5 anni le differenze si vedono, eccome! Accumulazione batte distribuzione di brutto.
    Il problema del tuo file excel è che consideri lo stesso rendimento per entrambi gli ETF, mentre in quello a distribuzione una parte del rendimento è già mangiato dal dividendo, e viene tassato. Fai la prova per esempio su mornigstar, togliendo e mettendo il flag “includi dividendo” sul grafico dei rendiment i…

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  12. chiedo scusa ma a me risulta che la tassazione su ETF sia del 12,5% e non al 26% come per gli altri prodotti finanziari. mi sbaglio?

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  13. Buongiorno Andrea, intanto grazie per questo sito da cui ho tratto molti spunti.
    In quest’analisi però MI SEMBRA che tu abbia considerato solo il caso ottimistico in cui ai dividendi si AGGIUNGE un apprezzamento del valore azione.
    Se non fosse così hai dei casi interessanti in cui paghi le tasse sui dividendi ma hai delle minus sul valore finale, che è tutto da dimostrare tu possa compensare.
    Per esempio nel mio caso in cui sto facendo un PAC su due soli ETF è praticamente sicuro che, nel caso da me esposto, avrei perdite considerevoli di capitale rispetto all’accumulo.
    Del resto non mi sembra che questa situazione sia poco probabile, anche sul medio-lungo termine, visto che in alcuni casi i dividendi pesano l’8-10% del valore dell’azione (ETF forse meno).
    Cosa ne pensi?

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      1. La borsa in 15 anni sale quasi sicuramente, ma non è detto che salga quanto i dividendi via via staccati, in quel caso scatta la potenziale grossa inefficienza fiscale che ho descritto.

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  14. Lessi già questo articolo giusto giusto un paio di anni fa, e facendo una chiacchierata con un mio collega, investitore come me, sulla convenienza ACC/DIST, ho cercato su google indovina cosa è (ri)uscito fuori 😉
    Evidentemente la prima volta non l’ho letto in modo abbastanza accurato, perché sono capitato su un periodo che mi ha lasciato un po’ perplesso.
    “l’ETF ad accumulazione non paga subito il 26% sui dividendi, ma quando poi vado a venderlo le tasse le pagherò comunque.
    Quello a distribuzione, invece, paga il 26% subito, ma non poi.”
    Più in là:
    “se il fondo/ETF è ad accumulazione (cioè non distribuisce i dividendi ma li tiene al suo interno), questi non vengono tassati subito, ma solo al momento della vendita”

    Ora fai finta che io sia il classico bambino di 5aa a cui devi spiegare le cose in modo semplice, e dimmi se quanto scrivo qui sotto è corretto.

    Se il mio ETF DIST distribuisce 100 oggi, a me rimangono in tasca 74. Quei 74 li uso per ricomprare quote dello stesso ETF che magari un domani potrei rinvendere, e quando le rivendo sull’utile di quelle quote pago un altro 26%.
    Se un ETF ACC autoreinveste in sé stesso un dividendo di 100, vengono riacquistate quote non per 74 ma per 100, ma c’è un “contatore fiscale dei dividendi” che viene incrementato di 100 (e continuerà ad essere incrementato per tutti i dividendi futuri non distribuiti), e quindi un domani quando vado a rivendere, oltre al 26% dell’utile pago anche il 26% del totale del “contatore fiscale dei dividendi”?

    Perché in effetti così la differenza tra i due sarebbe unicamente legata ad avere in portafoglio quel 26% di titoli in più che prima di scontare le tasse sul loro valore, continuano a maturare interessi.

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  15. Io credo che la convenienza di un etf a distribuzione rispetto uno ad accumulo, sia da considerarsi solo in ambito di una visione completa di portafoglio.
    Infatti, reinvestendo i dividendi ottenuti , se pur tassati, su altri etf di portafoglio si può favorire una strategia del tipo “dollar cost average” che su tempi adeguatamente lunghi può portare a dei vantaggi, credo notevoli, rispetto al fatto del reinvestire il provento sempre sullo stesso etf di partenza.
    Questa è una sensazione, in quanto simulazioni precise, forse, non si possono fare, in quanto entrerebbero in gioco tutti i prezzi di carico di tutti gli etf in portafoglio, nonché tutti i nuovi prezzi di acquisto.
    Non so, forse sbaglio?

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  16. Interessante confronto. Serebbe interessante un aggiornamento del post, per esempio vanguard (che è ben noto sponsorizza il blog 🙂 ) offre VCWE (FTSE All-World acc., IE00BK5BQT80) e VWRL (FTSE All-World distr., IE00B3RBWM25) allo stesso ter=0.22, il confronto potrebbe essere diverso.

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  17. Scusate io vedo ancora un pesante svantaggio fiscale sulla distribuzione. Faccio un esempio estremizzato: Compro un Etf ad accumulazione a 100€/quota. Il primo anno guadagna il 2%, il secondo anno perde molto e torna a 100€. Decido di uscire, sono in pari e non pago nulla di tasse.
    Faccio la stessa cosa a distribuzione sullo stesso indice e pari ter, per semplificare. Il primo anno prendo un dividendo e ci pago le tasse. Il secondo anno grossa perdita, prendo un altro dividendo, ci ripago le tasse. Poi vendo tutto, sto sicuramente sotto e a parte la minus (che peraltro non posso nemmeno ricompensare con altri etf né in capitale né in dividendi) non mi rimane molto in tasca.
    Dove sbaglio? 🙂 Dite che i dividendi tassati, in questo caso, mi ripagano della perdita in conto capitale? Grazie

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    1. Il tuo ragionamento è corretto ma i miei calcoli sono fatti su periodi lunghi, dove solitamente la borsa tende a salire. Questo mitiga il problema. C’è sempre comunque (a parità di tutte le altre condizioni) un minimo vantaggio per l’accumulazione.
      Rimane complessivamente poco significativo comunque

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  18. Volevo chiedere se secondo voi è meglio accumulare capitale (etf ad accumulo), o quote (in caso di reinvestimento dei proventi di etf a distribuzione)?
    Grazie.

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  19. Buonasera a tutti… Sono ancora in fase di studio degli etf… Mi chiedevo se acquisto, come esempio, 10 quote di etf ad accumulazione dopo un anno, visto che i dividendi ottenuti vengono reinvestiti, sono proprietari di 10 quote e qualcosina od ho solo le mie 10 quote iniziali che valgono qualcosina in piu’?

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      1. Ma quindi è più conveniente incassare i dividendi e se si riesce approfittando di una discesa ricomprare una quota in più? Scusa se ti sto annoiando ma cercavo di capire…

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  20. Quindi sarebbe più conveniente incassare i dividendi e in un momento di calo comprare un altra quota? Tanto le 10 quote iniziali anche non lasciando i dividendi sono già mie e sono sempre le 10 iniziali. Mi sfugge qualcosa… Scusa se ti annoio ma sto cercando di capire… Grazie

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